Veltroni non fa i conti col passato/E si fa accreditare come un democratico

Dittature del ‘900: ci fu anche quella comunista

di Widmer Valbonesi

Non ci convince la linea di Veltroni, una sorta di richiamo della foresta ai valori della sinistra, gli unici che potrebbero salvare lŽItalia dall'autunno della democrazia, un richiamo determinato da una destra senza valori e solo intenta a fare trionfare l'individualismo e l'egoismo. Questa presunzione di essere i depositari della verità, di avere un'egemonia della cultura, dei valori, degli ideali (perché si è di sinistra) è vecchia e cialtrona: non tiene conto della storia che è fatta di sconfitte di quei valori. Valori in base ai quali si rivendicava la superiorità del comunismo sulle idee democratiche, repubblicane e liberali. Non si può dire, se si vuole essere in linea con le tradizioni democratiche, che il secolo scorso ha visto in Europa e nel mondo la presenza di due soli grandi totalitarismi, il nazismo in Germania e il fascismo in Italia. Bisogna avere il coraggio, soprattutto di fronte ai giovani, di dire che c'è stato un altro totalitarismo che ha determinato lutti, morti e genocidi. Si chiama comunismo: Veltroni e company sono gli eredi di quella tradizione, fino a quando non diranno che quello fu uno sbaglio per lo sviluppo della pace e della democrazia nel mondo. Veltroni non lo dice perché spera di riconquistare i "duri e puri " del comunismo, quelli che, come egli scrisse, si emozionavano ai funerali di Togliatti, grande servitore di Stalin e censore del comunismo dal volto umano e del socialismo democratico. Non basta cambiare il nome e chiamarsi - da comunista – con l'appellativo di democratico per essere in regola con la storia; occorre prima avere il coraggio morale e politico di fare una denuncia inequivocabile, come quella che ad esempio ha fatto Fini, coraggiosa ma definitiva.

Quando si citano Martin Luther King o Barack Obama, occorre dire che fanno parte di una tradizione politica democratica americana che ha sempre combattuto i totalitarismi: il nazismo e il fascismo ma soprattutto il comunismo. Non serve richiamarsi a Kennedy e dimenticare che egli non esitò un minuto a minacciare l'Urss a Cuba, o dimenticare che la guerra in Vietnam fu iniziata dai democratici sui valori fondamentali della libertà e della democrazia. In America non ci sono divisioni su questo fra repubblicani e democratici. McCain fu un eroe del Vietnam e Obama viene dipinto come il nuovo Kennedy; ma sono uniti nella condanna del comunismo e del terrorismo, e non hanno posizioni manichee come la sinistra italiana e Veltroni.

Non si può fare appello ai valori della tradizione democratica italiana e dimenticare che sono stati i grandi totalitarismi e i compromessi "maggioritari" degli eredi del comunismo con gli eredi del fascismo che, contraddicendo lo spirito pluralistico della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, hanno liquidato, con una legge elettorale maggioritaria, coloro che erano gli eredi della tradizione democratica e liberale nel nostro paese. Nel pentolone del riformismo vero e democratico non possono bollire insieme cristiano democratici, socialisti, repubblicani, socialdemocratici e liberali insieme ad ex comunisti, perché il brodo che ne esce è un brodo rancido, soprattutto se Veltroni trasferisce il ragionamento dal piano politico ad un piano ideologico e di valori. All'Italia serve una forza politica che sappia essere portatrice della tradizione liberaldemocratica, pragmatica ed innervata dei suoi valori di origine, non una forza portatrice di tradizioni sconfitte dalla storia ed utopistica. Che cerca credenziali nei valori "rubati" alle tradizioni altrui: il che può essere uno strumento per la conquista del potere, ma qualunque intellettuale libero la considererebbe un pasticcio storico e politico. Demonizzare gli avversari non aiuta ad essere legittimati dalla gente, usare termini apocalittici non serve a creare la cultura della tolleranza che è l'unica che può rafforzare la democrazia, ma serve solo ad innestare i germi dell'odio, come il comunismo ha fatto per tanto tempo. Del resto uomini liberi come Parisi, Rutelli, Marini hanno cominciato a prendere le distanze dal demagogo buono di sinistra; e lo stesso DŽAlema ha capito che servono di più, per riconquistare il governo del paese, alleanze politiche con culture originali che riduzioni ad un unico partito. Qualcuno mi ricordava alcuni giorni fa che Veltroni spesso cita Ugo La Malfa, Altiero Spinelli e altri democratici. E che quindi dovremmo essere contenti che lo faccia: la mia risposta invece è che, proprio per questo, egli dovrebbe tirarsi da parte e lasciare a chi, a quella tradizione ha dedicato la sua storia, il compito di confrontarsi; o lasciare a giovani leader non ex comunisti il compito di rappresentare la tradizione democratica del futuro.